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per l'articolo completo vai al sito http://www.corriere.it2009-02-24 Il ministro gelmini: "premiare gli atenei migliori, tagliare gli sprechi" Atenei, monito di Napolitano "No ai tagli indiscriminati" "Mi auguro che i tempi siano maturi per rivedere le scelte di bilancio. La ricerca è leva dello sviluppo" Giorgio Napolitano (Inside) Giorgio Napolitano (Inside) PERUGIA - Le università italiane necessitano di "valutazioni e interventi pubblici puntuali" e "mi auguro che siano maturi i tempi per ripensare e rivedere scelte di bilancio improntate a tagli indiscriminati": questo il monito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che all'Università di Perugia ha partecipato alla cerimonia conclusiva delle celebrazioni del settimo centenario di fondazione dell'ateneo umbro. Il Capo dello Stato ha ascoltato la relazione del rettore dell'Università di Perugia, Francesco Bistoni, il quale ha sottolineato i livelli di eccellenza ancora presenti negli atenei italiani nonostante il costo terribile - in termini anche monetari - della fuga dei cervelli all'estero. Questa costa all'erario statale ogni anno 1 miliardo e mezzo di euro. "SITUAZIONE DIFFICILE"- Napolitano ha colto queste osservazioni per una riflessione sull'Università, la crisi economica e i problemi del bilancio statale, rivendicando il diritto di fare dei richiami pubblici rispetto alla "situazione difficile". La conoscenza e la ricerca, ha voluto sottolineare il capo dello Stato, sono "leva fondamentale per la crescita economica e sociale" perché "solo il sapere e l’innovazione" rappresentano un argine e una carta vincente nella sfida dei mercati globali. Ma in Italia, ha aggiunto Napolitano, si tarda a trarre le dovute conseguenze di questa che sembra una verità riconosciuta da tutti. "Questa è una verità difficile da contestare e apparentemente non contestata anche nel nostro Paese - ha sottolineato il presidente della Repubblica -. Ma si tarda a trarne le conseguenze". "NO A GENERALIZZAZIONI" - A Perugia, Napolitano ha anche rinnovato l'appello a definire le riforme per l'Università senza abbandonarsi a generalizzazioni liquidatorie, guardando i singoli atenei in base ai risultati e ai problemi della ricerca "con coraggio" e considerando ciò che accade in Europa e nel Mondo in questo settore e che "può suggerire" delle soluzioni. Il capo dello Stato ha concluso il suo appello rivolgendosi a "tutte le forze responsabili del Paese" affinché si impegnino a difendere, potenziare, valorizzare tutte le risorse di capitale umano "evitando la dispersione di talenti e risultati troppo spesso sottovalutati". GELMINI - Dopo le affermazioni dei Napolitano, sul tema interviene anche il ministro dell'Istruzione. "Le preoccupazioni del Presidente Napolitano sono anche le preoccupazioni del Governo" ci tiene a precisare Mariastella Gelmini. Il ministro aggiunge però che "la Ricerca e l'Università sono alla base dello sviluppo di un Paese, ma è altrettanto vero, però, che in questa fase di difficoltà economica internazionale è necessario investire il denaro pubblico con grande attenzione e oculatezza. Per questo bisogna tutelare al massimo le tante realtà di eccellenza presenti in Italia". "Tuttavia - prosegue - è nostro dovere amministrativo e morale eliminare gli sprechi e le spese non necessarie accumulate negli anni a causa di gestioni universitarie poco efficaci. Ci sono ampi margini per migliorare le modalità di spesa degli atenei e per destinare fondi alla ricerca e alle università più virtuose". "NON CI SONO TAGLI" - Anche il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, è intervenuto sulla questione per sottolineare che "non ci sono stati tagli indiscriminati". Brunetta ha ricordato che nella manovra finanziaria "sono stati tagliati 36 miliardi di euro di spesa corrente per il triennio 2009-2011 e con questi tagli abbiamo salvato l'Italia". Il ministro ha proseguito spiegando che "il governo ha enorme attenzione alla ricerca". Dunque nessun taglio fatto in modo indiscriminato al settore, secondo Brunetta che tiene a precisare: "Lo dico senza nessuna polemica". GARAVAGLIA - Di segno opposto la posizione del Pd. "Il richiamo del capo dello Stato sull'Università - sottolinea la senatrice Mariapia Garavaglia - non può rimanere inascoltato. Di fronte ai tagli indiscriminati del governo Berlusconi che hanno colpito nell'ultimo anno gli atenei italiani, il presidente Napolitano ha sentito il bisogno di dare l'allarme sulla situazione in cui versa uno dei settori più importanti per il futuro dell'Italia". REAZIONI - Il Presidente della Crui, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Enrico Decleva ha ringraziato Napolitano per la sua continua attenzione alle questioni riguardanti il sistema universitario. "Il tema toccato oggi dal Capo dello Stato a Perugia, quello del finanziamento dell'università, è un tema centrale - ha detto Decleva - : ne va della sopravvivenza della massima istituzione formativa del nostro Paese". Plauso alle parole del capo dello Stato anche da parte dell'Italia dei valori e del Pd. "La maggioranza e il governo ascoltino le parole del presidente Napolitano" ha detto Fabio Giambrone, vicepresidente dei senatori dell'Idv. Per Pina Picierno, parlamentare del Partito democratico, "le parole che il presidente della Repubblica ha dedicato al università e ricerca sono vere e importanti".
23 febbraio 2009(ultima modifica: 24 febbraio 2009) |
REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito http://www.repubblica.it/2009-02-24 Il monito del capo dello Stato durante le celebrazioni per i 700 anni dell'ateneo di Perugia "Stop a generalizzazioni liquidatorie. L'università leva di sviluppo, non disperdere talenti" Napolitano: "No tagli a ricerca" Gelmini: "Elimiano solo gli sprechi" Brunetta: "Senza polemica, non ci sono state riduzioni indiscriminate" La solidarietà degli studenti al presidente della Repubblica Napolitano: "No tagli a ricerca" Gelmini: "Elimiano solo gli sprechi" PERUGIA - Le università italiane necessitano di "valutazioni e interventi pubblici puntuali" ed è necessario rivedere alcuni tagli che, sebbene dettati da motivi di bilancio, sono risultati "indiscriminati". E' un appello critico quello giunto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che durante un discorso per le celebrazioni dei 700 anni dell'Università di Perugia invoca maggiori risorse e più attenzione per gli atenei, "leva di sviluppo". Poco dopo, da Roma, la replica del ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini: "E' nostro dovere amministrativo e morale eliminare gli sprechi". Anche il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta obietta: "Senza alcuna polemica, ma non ci sono stati tagli indiscriminati, anzi, abbiamo salvato l'Italia con la manovra di luglio 2009-2011 pari a 36 miliardi di euro". Il discorso di Napolitano. A Perugia l'attualità irrompe sulla scena. Prima, quando il capo dello Stato rivendica il suo diritto a fare richiami pubblici. E poi quando, di fronte all'aula gremita, il rappresentante degli studenti Amabile Fazio lo ringrazia per aver difeso la Costituzione "più volte in questi giorni messa in discussione con provvedimenti che minano la libertà di scelta di ciascun cittadino". Un grazie, quello degli studenti, per "non essersi piegato alla volontà di pochi". Napolitano invita a definire le riforme per l'Università senza abbandonarsi a "generalizzazioni liquidatorie". Bisogna guardare i singoli atenei in base ai risultati e ai problemi della ricerca "con coraggio", e considerare ciò che accade nel resto d'Europa e nel mondo "può suggerire" delle soluzioni. Il presidente è consapevole che la situazione del Paese "è di straordinaria difficoltà per via della crisi e dei pesi che l'Italia si porta, tra cui l'ingente debito pubblico", ma l'esigenza rimane comunque quella di "salvaguardare il nostro capitale umano". "La ricerca e la formazione sono la leva fondamentale per la crescita dell'economia. Questa è una verità difficilmente contestabile", argomenta il presidente della Repubblica. Il messaggio di Napolitano è di "evitare la dispersione di talenti e risultati del nostro sistema scolastico e universitario", che troppo spesso "non sono tradotti in occasioni di lavoro e di sviluppo". La chiave di volta, secondo il capo dello Stato, è "un'accurata politica che sappia tenersi saggiamente in equilibrio tra il rigore della spesa e la necessità dell'investimento lungimirante". La replica di Gelmini. Pronta la replica, a distanza, del ministro dell'Università: "Le preoccupazioni del presidente sono anche quelle del governo. La ricerca e l'università sono alla base dello sviluppo di un Paese, ma è altrettanto vero che in questa fase di difficoltà economica è necessario investire il denaro pubblico con attenzione e oculatezza. Per questo bisogna tutelare al massimo le tante realtà di eccellenza presenti in Italia. Tuttavia è nostro dovere amministrativo e morale eliminare gli sprechi e le spese non necessarie accumulate negli anni a causa di gestioni universitarie poco efficaci". "Ci sono ampi margini per migliorare le modalità di spesa degli atenei e per destinare fondi alla ricerca e alle università più virtuose - prosegue il ministro - il governo con il decreto legge sull'università ha deciso di destinare più fondi alle università migliori e di creare 4000 nuovi posti da ricercatore. Ha deciso inoltre di mettere un freno al moltiplicarsi di corsi e sedi distaccate. Il plauso degli studenti. Il rappresentante degli universitari perugini, Fazio, sottolinea come Napolitano "nonostante critiche e pressioni, sia stato un vero esempio di come i principi della Costituzione vivano realmente nelle persone che hanno vissuto lo spirito costituente". Non è stato l'unico intervento in sostegno del capo dello Stato: il movimento Sinistra Universitaria-Unione degli universitari gli ha fatto avere una "lettera di solidarietà", in difesa della carta costituzionale. "Negli articoli della nostra Costituzione - dice Tommaso Bori, coordinatore del movimento - ritroviamo il nostro essere di studenti". (23 febbraio 2009)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito http://www.unita.it2009-02-24 Napolitano: "No a tagli indiscriminati sull'università" "Mi auguro che maturino le condizioni per un ripensamento delle decisioni di bilancio ispirate ad una logica dei tagli". Una strigliata al governo e alla sua riduzione di fondi per gli atenei italiani pronunciata da Giorgio Napolitano nel suo intervento alla celebrazione per i 700 anni dell'Università di Perugia. Il Capo dello Stato ha ascoltato con grande attenzione la relazione del rettore, il quale ha sottolineato i livelli di eccellenza ancora presenti negli atenei italiani nonostante il costo terribile - in termini anche monetari - della fuga dei cervelli all'estero. Questa costa all'erario statale ogni anno 1 miliardo e mezzo di euro. Napolitano ha colto queste osservazioni per una riflessione sull'Università, la crisi economica e i problemi del bilancio statale. È partito ricordando come siano state le Università, nel Medioevo, a costituire il momento iniziale della nascita dell'Europa. E allora bisogna "coltivare il senso delle nostre radici". Bisogna "guardare con coraggio a quel che oggi è in Italia il mondo della ricerca, e quello che all'estero, nel mondo, ci si aspetta da noi". Infatti, ha aggiunto Napolitano, "La ricerca e la formazione sono la leva fondamentale per la crescita dell'economia. Questa è una verità difficilmente contestabile, e apparentemente non contestata nel nostro Paese". Parola chiave, che Napolitano sottolinea leggermente con il tono della voce, è "apparentemente". E questo è "un tema cruciale", data la "situazione del Paese che è di straordinaria difficoltà per via della crisi economica e finanziaria e dei pesi che l'Italia si porta" da molto tempo. Tra questi "l'ingente debito pubblico". "Ma proprio per questo, a maggior ragione tutte le forze responsabili del Paese devono salvaguardare il nostro capitale umano, evitando la dispersione di talenti e dei risultati" del nostro sistema scolastico e universitario. Questi troppo spesso "non sono tradotti in occasioni di lavoro e di sviluppo". La leva di tutto deve essere una accurata politica che sappia tenersi saggiamente in equilibrio tra il rigore della spesa e la necessità dell'investimento lungimirante. Per questo il Capo dello Stato si augura che non ci si ispiri solamente ai tagli quando si parla di università. Vorrebbe dire che si è sbilanciati. E, mentre dal mondo accademico e dalle organizzazioni degli studenti arriva un convinto sostegno alle parole del Presidente, dal governo arrivano le prese di posizione di Gelmini e Brunetta. "La Ricerca e l'Università - dice il ministro dell'Istruzione- sono alla base dello sviluppo di un Paese, ma è altrettanto vero, però, che in questa fase di difficoltà economica internazionale è necessario investire il denaro pubblico con grande attenzione e oculatezza. Tuttavia è nostro dovere amministrativo e morale eliminare gli sprechi e le spese non necessarie accumulate negli anni a causa di gestioni universitarie poco efficaci". 23 febbraio 2009
I tagli della Gelmini, solo briciole alla ricerca di Maristella Iervasi Gelmini maestra unica elenca gli sprechi. Il ministro Brunetta si vanta di "aver salvato l’Italia" e precisa che al governo sta a cuore la ricerca: "Del resto sono un professore universitario..." aggiunge. Resta il fatto che il presidente Napolitano ha parlato a ragion veduta: occorrerebbe proprio rimettere mano alle scelte di bilancio sugli Atenei e "salvare" dalle sofferenze la ricerca. Tagli indiscriminati Con un decreto finanziario, ora legge 133, Tremonti ha imposto tagli durissimi ai fondi di finanziamento ordinari (Ffo) degli atenei. Quasi 1500 milioni di euro nei prossimi cinque anni (2009-2013), gravando su un bilancio già anoressico. Una pesante cura dimagrante dalle conseguenze immediate: riduzione dei servizi agli studenti e dei laboratori, manutenzione di aule e biblioteche, peggioramento della qualità della didattica, forte riduzione delle attività di ricerca. Già perché a tutto questo bisogna abbinare la drastica riduzione del turn over del personale e l’incognita che pesa come un macigno di trasformare le Università in fondazioni. Non solo. Poi è arrivato il decreto Gelmini, meglio noto come legge 180. Con tutta una serie di norme e regole volte a privilegiare quasi esclusivamente gli atenei virtuosi lasciando in cattive acque le università con bilanci o quasi vicino al rosso. E per la ricerca solo uno specchietto per l’allodole: l’annuncio dal 2009 di 150milioni di euro per favorire l’assunzione di giovani e diminuire l’età media dei docenti. "Tremila posti in più per i ricercatori", disse la Gelmini. Ma molti atenei hanno i bilanci in perdita. Con questo scenario sarà proprio difficile per un ricercatore resistere dal richiamo dell’estero, visti i vincoli alle nuove assunzioni, le sospensioni di alcuni bandi di dottorati di ricerca e il pericolo dell’aumento delle tasse d’iscrizione. Forse l’Onda non aveva tutti i torti nel sostenere che oltre alla "fuga dei cervelli" si arriverà alla fuga degli studenti universitari. La ricerca bistrattata. L’Italia ha sottoscritto l’agenda di Lisbona dell’Unione Europea, in cui gli Stati membri si impegnavano a investire in ricerca e sviluppo il 3% del prodotto interno lordo. Ebbene, tra i paesi del G8 l’Italia ha una delle spese per ricerca e sviluppo più basse: raggiunge a malapena l’1,1%, meno della metà di quanto spendono Francia e Germania. Nature, la prestigiosa rivista scientifica criticò il governo Berlusconi: "Attacchi insensati e miopi. Farebbe meglio a considerare la ricerca un investimento nell’economia della conoscencza del ventunesimo secolo". Gli spot Mentre da un lato si compromette l’aspirazione di chi voglia intraprendere la strada della ricerca e dell’insegnamento universitario, dall’altra si corre ai ripari con misure di facciata. Dopo gli scandali sacrosanti della parentopoli universitaria ecco le nuove regole per i concorsi: peccato però che la tanta auspicata trasparenza è solo uno spot. Per ogni concorso ci saranno infatti sempre 2 vincitori: uno che prenderà possesso della cattedra bandita e l’altro che potrà essere chiamato da altri atenei. Dunque, la protezione del "cocco" del barone non viene eliminata. Sprechi e numeri della Gelmini "In Italia si laureano meno studenti che in Cile, questo anche se nel nostro Paese ci sono 95 università" tra sedi centrali e distaccate. Nel 2001 i corsi di laurea erano 2444, oggi 5500. Le materie insegnante sono circa 170mila, contro una media europea di 90mila. "Nessun ateneo italiano è entrato nella graduatoria delle migliori 150 università del mondo stilata dal Times: Bologna è al 192esimo posto. Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori senza tener conto delle reali esigenze degli studenti, aumentando la spesa in maniera incontrollata. Molte università hanno i conti in rosso. Siena spende per il personale il 104% del suo finanziamento; la Federico II di Napoli il 101% con decine di milioni di euro di passivo". 24 febbraio 2009
Ricerca, ecco a chi vanno i soldi sottratti di Pietro Greco No ai tagli alla ricerca e all’università, ha detto ieri il Presidente della Repubblica, perché ricerca e formazione sono la leva per lo sviluppo. Il governo è d’accordo, ha ribadito il ministro Mariastella Gelmini. Un po’ avventatamente. Perché i tagli ci sono e così sostanziosi da mettere pesantissimo piombo sulle deboli ali dello sviluppo. I tagli riguardano la ricerca scientifica. Il finanziamento dei Prin, i Progetti di ricerca di interesse nazionale, sono stati ridotti da 150 milioni a 97,5 milioni per l’anno 2007 (finanziato nel 2008) e portati, lo scorso 3 dicembre, a 94 milioni per il 2008 (più un altro milione per il referaggio). In più è stato cassato anche il 10% per finanziare i progetti degli under quarantenni. A questi tagli si aggiunge il parziale blocco del turn over dei ricercatori degli Enti pubblici: ogni due che escono, solo uno può entrare. Andrebbe aggiunto il taglio dell’inflazione. E quello della crescita dei costi del personale, che riduce la possibilità di spesa nella ricerca. Il combinato disposto avvia la ricerca pubblica verso una morte per inedia. Per fortuna i ricercatori italiani riescono parzialmente a compensare attingeno ai fondi europei e a quelli delle organizzazioni private senza fini di lucro (come Telethon o l’Airc). Molto più gravi sono i tagli al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) per l’università operati dalla Finanziaria per il 2009. Secondo le tabelle dell’Ufficio Studi della Camera i tagli alle spese per il funzionamento delle università ammonteranno a 702 milioni di euro nel 2010, rispetto al 2008, e a 835,5 milioni di euro nel 2011. I tagli al programmma "istruzione universitaria" saranno addirittura maggiori: di 838,5 milioni nel 2010 e di 1645,5 milioni nel 2011. Secondo <CF161>il Sole24Ore</CF>, nel 2009 le università riceveranno 105,8 milioni in meno rispetto al 2008; 1541,5 milioni in meno nel 2009; 2481,0 milioni in meno nel 2011. Queste sforbiciate sono il frutto della Finanziaria, della riduzione lineare del 6,85% dei fondi previssta dal decreto Ici e da un’ulteriore riduzione di 30 milioni l’anno prevista dal decreto Alitalia. Questo, sostiene il ministro Brunetta, avviene perché l’Italia deve affrontare la crisi internazionale e ridurre il bilancio. Ma in Francia la destra di Sarkozy riforma l’università non tagliando i fondi, ma aumentandoli (di 5 miliardi secondo il governo, di soli 800 milioni secondo i critici). In Svezia i conservatori aumentano i fondi per l’università di 1,5 miliardi in 5 anni. E in America Obama aumenterà di 21 miliardi di dollari gli investimenti federali nella ricerca e di 80 miliardi in due anni per la scuola. Chi sbaglia, noi o loro? 24 febbraio 2009
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